Le precipitazioni degli ultimi tempi non riescono a riempire laghi bacini idrici e lo spettro della siccità continua ad aleggiare sinistro sul Paese, proprio mentre si avvicina una nuova perturbazione, che pure dovrebbe portare pioggia e neve in quota. "Come qualsiasi bilancio a lungo in deficit, anche quello idrologico è ormai pregiudicato ed il riequilibrio non può prescindere da importanti interventi esterni": a fare il paragone è Francesco Vincenzi, presidente dell'Anbi, Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue, il cui Osservatorio sulle Risorse Idriche certifica l'impossibilità di recupero con gli attuali apporti pluviali.

 

L'esempio più evidente sono i grandi laghi del Nord (la più grande riserva idrica del Paese), tutti sotto media e la cui percentuale di riempimento è perlopiù inferiore a quella del gennaio 2022: lago Maggiore 18%; lago d'Iseo 20,7%; lago di Como 23,5%; lago di Garda 36,4%. Ma anche al Centro Sud si soffre. Per esempio in Campania - dove pure oggi i fiumi sono su livelli idrometrici in linea con le medie stagionali - eccetto il Garigliano - la siccità 2022 ha duramente colpito le province di Avellino, Benevento e Napoli, con danni a colture superiori al 30% rispetto alla produzione lorda vendibile media dei tre anni precedenti, tanto che il Masaf ha decretato lo stato di calamità. In Sardegna nei bacini la risorsa accumulata si attesta oggi su circa 1.098 milioni di metri cubi, pari al 60,21% della capacità d'invaso; 12 mesi fa era all'83,12%.

 

"È ormai acclarata la necessità di un urgente programma di interventi articolati quanto coordinati e multifunzionali, capaci di trattenere le acque, soprattutto di pioggia, per utilizzarle nei momenti di bisogno: dai laghetti alla bacinizzazione, dalle aree di espansione al riutilizzo di cave abbandonate - aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi -. Questo va affiancato ad una costante ricerca nell'ottimizzazione irrigua, senza dimenticare l'efficientamento delle reti idriche, né le possibilità di utilizzo delle acque reflue".

 

Intanto i consorzi di bonifica e irrigazione - dove e quando possono - lanciano proposte o mettono finalmente in cantiere progetti fermi nel cassetto da tempo, anche grazie ai fondi del Pnrr, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

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Campania, 24,7 milioni per il comparto irriguo sul Volturno

È il caso del Consorzio Generale di Bonifica del Bacino Inferiore del Volturno che da Caserta avvia un importante programma di investimenti a valere sui fondi del Ministero dell'Agricoltura e su risorse del Ministero delle Infrastrutture per complessivi 24,7 milioni di euro. Si tratta di interventi tutti tesi al risparmio della risorsa idrica e al miglioramento delle infrastrutture irrigue.

 

È stato già appaltato il primo intervento alla Diga Traversa di Ponte Annibale sul fiume Volturno - posta tra Capua e Bellona -, finanziato per 1,5 milioni di euro, a valere sui fondi del Ministero delle Infrastrutture. Il progetto è scaturito dopo un accurato studio sulla sicurezza idraulica e sismica della infrastruttura irrigua, importante anche per la produzione di energia idroelettrica.

 

Il Consorzio ha avviato la pubblicazione del bando per i lavori di ristrutturazione dei nodi idraulici e dei sistemi di consegna all'utenza a servizio dell'area irrigua dell'agro aversano: altri 8,2 milioni di euro a valere sui fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza amministrati dal Ministero dell'Agricoltura. 

 

Partiranno a ruota ulteriori interventi di ristrutturazione del sistema di adduzione delle aree irrigue a Nord del fiume Volturno per altri 7,4 milioni di euro, sempre a valere sui fondi Pnrr a regia Masaf. E per la ristrutturazione delle opere a servizio delle aree irrigue della Valle del fiume Peccia, affluente di sinistra del fiume Garigliano, il Consorzio ha ottenuto un ulteriore finanziamento per 7,6 milioni di euro a valere sui fondi ministeriali. Andrà così a soluzione il problema della Valle del Peccia che abbiamo sollevato qualche anno fa.

 

"Beneficeranno degli interventi le aziende agricole in un'area di oltre 9mila ettari - afferma il commissario dell'Ente, Francesco Todisco, che sottolinea: "Con i cambiamenti climatici in atto è necessario rafforzare e potenziare il servizio irriguo, investendo in quelle opere che consentano ad un tempo di ampliare il servizio attingendo alla risorsa idrica disponibile con sempre maggiore parsimonia, evitando sprechi".

 

Sardegna, serve un'altra diga sul Posada

E c'è chi ha un progetto e vorrebbe finanziarlo, proprio perché il clima sta cambiando. Ad esempio l'Alta Baronia potrebbe disporre di un altro bacino di accumulo idrico, attraverso la costruzione di un nuovo sbarramento. Lo sostiene a Nuoro il Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale, attraverso il suo presidente Ambrogio Guiso, che sottolinea l'assoluta necessità per il territorio di ulteriori accumuli idrici.

 

"Per la valle del fiume Posada è necessario un secondo invaso oltre a quello già esistente del Maccheronis. Una necessità che emerge ora drammaticamente - spiega Ambrogio Guiso - ma che in realtà è stata evidenziata da oltre cinquant'anni, da quando si iniziarono le progettazioni degli invasi esistenti e si calcolò il fabbisogno idrico del territorio. Ad affiancare il bacino del Maccheronis, con i suoi attuali 22 milioni di metri cubi di volume invasabile, nei cassetti della Regione e del nostro Consorzio di Bonifica Centrale, c'è un altro progetto, con tanto di studi di fattibilità geologica e progettazioni tecniche: si tratta dell'invaso di Abba Luchente, un bacino che nascerebbe nella omonima valle, dove si incontrano il fiume Posada con il Rio Mannu che scorre da Bitti, a monte dell'invaso di Maccheronis".

 

"Vogliamo riprendere quel discorso - prosegue Guiso - e rimettere mano a quel progetto per il quale la Regione finanziò studi di fattibilità e progettazioni. Non è una semplice proposta la nostra, ma la necessità di riprendere un discorso con gli altri enti preposti, che ci porti in tempi brevi a dei risultati, anche alla luce delle risorse messe a disposizione del Governo con il Pnrr".

 

Il bacino che nascerebbe in località Punta Abba Luchente potrebbe avere una capacità di 60 milioni di metri cubi d'acqua, di molto superiore quindi al bacino di Maccheronis che dispone di una capacità di 22 milioni. Nel 1991 furono eseguite indagini geognostiche, geofisiche, rilievi aerofotogrammetrici, consulenze ingegneristiche e geologiche che permisero di evidenziare che da un punto di vista quantitativo e qualitativo le risorse del Rio Posada potevano essere meritevoli di utilizzazione. Nel 1998 venne elaborato un progetto preliminare che nel 2002 fu utilizzato per procedere alla progettazione definitiva su incarico sempre del Consorzio di Bonifica della Sardegna Centrale.

 

Si progettò quindi uno sbarramento a gravità con un'altezza di 64 metri nella stretta di Abba Luchente che avrebbe potuto servire un territorio di 550 chilometri quadri tra i territori di Galtellì, Irgoli, Loculi, Onanì, Onifai, Orosei, Posada, Siniscola, Torpè, Lodè. Ed ora è il momento di realizzare l'opera.